Il tritordeum, una nuova specie per il biologico

Gestione biologica e convenzionale: influenza sui microrganismi della rizosfera, sulla crescita e sulla qualità della granella

Il Tritordeum è un nuovo cereale esaploide potenzialmente di grande interesse per l’alimentazione umana derivato dall’incrocio tra una specie di orzo  selvatico cileno (Hordeum chilense Roem. Et Schultz) e il grano duro (Triticum turgidum ssp. Durum Desf.).

Il  DIPARTIMENTO DI SCIENZE CHIMICHE, DELLA VITA E DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE (SCVSA) dell’Università di Parma ha confrontato due varietà di tritordeum con un  un grano duro di riferimento in gestione convenzionale e biologica, dimostrando che il Tritordeum si adatta meglio all’agricoltura biologica attraverso un aumento della comunità rizosferica sotterranea del Bacteroidetes phylum, che comprende molte specie di batteri note per esercitare effetti benefici sulle piante, in particolare sulla crescita delle radici.

Nonostante una resa in granella notevolmente inferiore, il Tritordeum aveva caratteristiche qualitative migliori rispetto al grano duro, soprattutto in gestione biologica rispetto alla gestione convenzionale, sia per il contenuto proteico totale, per subunità di glutenina ad alto peso molecolare, per fenoli privi di antiossidanti e sostanze nutritive (ad esempio, calcio, potassio, zolfo, ferro e zinco), a seconda della cultivar. Queste buone caratteristiche qualitative e di adattabilità alla coltivazione a gestioni colturali sostenibili fanno del tritordeum una specie molto interessante, anche se necessita di migliorare le rese e le tecniche di coltivazione.

Lo studio è stato recentemente pubblicato su Agronomy ed è scaricabile al link sottostante

http://www.mdpi.com/2073-4395/10/11/1717